(Cover) - IT Italian Stars - Oggi, 27 marzo, Cesare Cremonini compie 45 anni, e lo fa con la consapevolezza di chi ha imparato a ricucire le proprie ferite.

'Il dolore non mi ha indurito, mi ha reso cardiocentrico: è il cuore il mio centro, il punto di contatto con la vita e con gli altri. Il pubblico vede l'invisibile, ti capisce, ti protegge', racconta al Corriere della Sera.

La sua è una riflessione profonda, che attraversa 25 anni di carriera e una vita vissuta tra palco e scrittura. Dopo il boom dei Lùnapop e l'exploit di '...Squérez?', Cremonini ha conosciuto la risalita: 'Farcela due volte è stato il vero traguardo'. La svolta arrivò nel 2010, quando Roberto De Luca (Live Nation) gli disse: 'Sei il più bravo che abbiamo sul palco. Possiamo partire da qui'. Poco dopo, Jovanotti gli aprì una porta: 'Mi disse che un giorno gli stadi sarebbero stati il mio terreno di gioco'. Oggi, alla vigilia di un nuovo tour, si può dire che ci aveva visto giusto.

Il Cesare di un tempo, quello con i capelli rossi, 'vive in una gattabuia sotterranea della mia anima. Di notte urla per uscire, ma lo lascio venire fuori solo sul palco', confessa. La passione per la musica è nata da piccolo, guardando i varietà del sabato sera: 'Volevo stare lì, tra paillettes e orchestre. Il tempo che passa non mi fa paura: la musica è qualcosa di antico che ti abita'.

A undici anni scriveva canzoni in una lingua inventata, usando i nastri dei convegni medici del padre per registrarle. 'Disegnavo le copertine a mano. Mia madre si infuriava'. A tredici decise che doveva cantare in italiano: 'Volevo essere come Dalla, Battisti, De Gregori, Vasco'. E fu così che a Maratea nacque 'Vorrei': 'La prima canzone che mi ha fatto sentire bravo. Quella forma verbale, il condizionale usato in amore, era più gentile di un "voglio"'.

Nell'intervista non mancano accenni ai legami familiari: 'Quando vedo mia madre cerco sempre di farla sorridere. E di mio padre, prima di morire, ricordo il pollice alzato: ci penso spesso, nei momenti difficili'.

E sull'amore, aggiunge: 'Non sono un santo, ma nemmeno leggero nei sentimenti. Dentro di noi c'è un trono vacante. Il mio è ancora libero. Vivo le relazioni come un'opera d'arte, il dolore è connessione'.